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Berlitz è uno dei progettisti che ha contribuito a fare di Audi il Marchio leader nell’illuminotecnica delle automobili. Le luci diurne con tecnologia LED e i proiettori full LED non hanno fatto altro che gettare le basi di una tecnologia il cui passo successivo sarà rappresentato dagli OLED. Nell’industria elettronica i display che utilizzano questa tecnica fanno già parte della produzione in serie. Berlitz e la sua squadra collaborano strettamente con il reparto design Audi, per utilizzare gli OLED come dispositivi di illuminazione all’esterno delle vetture.

La sigla OLED significa “Organic Light Emitting Diode”. Contrariamente ai LED, composti da cristalli semiconduttori, gli OLED contengono polimeri organici con proprietà di semiconduttori. Il materiale pastoso, dello spessore di un nanometro, si colloca tra un catodo e un anodo. Entrambi recano dei rivestimenti conduttori. Grazie al loro spessore ridotto (si parla di alcuni micrometri) tutti i materiali sono disponibili anche trasparenti.

Audi: Tecnologia OLED nei fari auto del futuro 1

Due lastre di vetro lisce, perfettamente impermeabili all’aria e all’acqua, ricoprono la struttura, circondata a sua volta da una cornice in metallo, spessa poco più di un millimetro. Applicando una leggera tensione, vengono emessi dei fotoni nel campo elettrico e la superficie si illumina. Più sottile è lo strato, maggiore è la luminosità; inoltre, a polimeri diversi corrispondono colori diversi.

Grazie alla loro trasparenza è possibile posizionare i singoli OLED uno dietro l’altro, mescolando così i colori. Aggiungendo invece questi ultimi, si ottiene una luce bianca. Si prenda a esempio un gruppo ottico posteriore che è stato sviluppato per Audi Q7. Al suo interno brillano quattro piccole piastre di illuminazione OLED rosse, le quali, poste una accanto all’altra come squame, generano la luce posteriore. Otto segmenti piatti costituiscono la striscia gialla ad arco dei lampeggianti.

“Con i LED attuali non sarebbe possibile questa illuminazione omogenea”, spiega Berlitz. “Essi, infatti, sono fonti luminose puntiformi e hanno bisogno di un sistema ottico aggiuntivo, dotato di riflettori, conduttori di luce o diffusori. Con la tecnica OLED sono le superfici stesse a brillare, mentre le piastre sottili donano semplicemente un aspetto piacevole. Esse sono leggere, hanno una risposta immediata e sviluppano poco calore. Durano più di diecimila ore e utilizzano una quantità di energia pari ai normali diodi luminosi. Gli OLED sono perfetti per Audi, in quanto riuniscono la tecnica high-end, la massima precisione e un design accattivante.”

La strada che Audi dovrà precorrere per l’utilizzo in serie degli OLED è ancora lunga. A livello attuale i nuovi diodi sopportano solo correnti basse e il range di temperatura non supera gli 80° C. Gli OLED troveranno applicazione a breve nelle luci posteriori; per quelle dei freni, che devono essere cinque volte più chiare, bisognerà invece aspettare alcuni anni. Per le luci diurne e di posizione Berlitz sta pensando di utilizzare OLED bianchi. Tuttavia l’obiettivo principale, soprattutto dei designer Audi, risiede negli OLED tridimensionali. A tale proposito sono già disponibili i primi prototipi: si tratta di corpi luminosi filigranati, a forma di anello, estremamente leggeri e utilizzati a diversi livelli di luce posteriore sulla Audi TT.

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L’ottenimento di forme libere da vincoli si potrebbe ottenere grazie a una sorta di compromesso, con una disposizione tridimensionale di piccole piastre, ovvero, di cluster che potrebbero essere disposti sull’intera carrozzeria, come illustrato in un modello della futura Audi R8 OLED concept. Un progetto, questo, che prevede delle bande sulle fiancate, sulla parte posteriore e nell’abitacolo, formate da centinaia di OLED triangolari. “I designer hanno trasformato l’intera vettura in un vero e proprio dispositivo di illuminazione”, afferma Berlitz, “In questo modo sarà possibile creare dei nuovi modelli di vettura, modificabili continuamente.”

Lo scenario futuro prevede l’utilizzo anche dello “swarm”. In questo caso la coda della vettura si trasforma in un’enorme superficie luminosa, sulla quale fluttuano tantissimi puntini luminosi, simile a uno sciame appunto (swarm in inglese) che segue i movimenti dell’auto. Quando essa gira a destra i puntini vanno a destra, quando frena si buttano veloci in avanti; più la vettura accelera, più essi si muovono in fretta. Gli OLED segnalano così al conducente dell’auto che segue i movimenti effettivi della vettura che ha davanti.

Audi: Tecnologia OLED nei fari auto del futuro 2

Nello “swarm” gli OLED sono posizionati secondo la tecnica del display, ovvero sotto forma di matrice formata da tantissime unità in formato pixel, ognuna regolata singolarmente. Anche “lo sciame” di OLED unisce la bellezza all’intelligenza, come spiega Berlitz: “Ha un aspetto gradevolissimo e allo tempo è un fattore concreto di sicurezza”.

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